COLOBRARO

COLOBRARO

Andiamo a quel paese
-per l’aria
-per il panorama
-per le tradizioni
-per la gastronomia

La città del principe Michele Enrico Carafa


Colubrarium perché ,forse come dice Giacomo Racioppi,era luogo che contiene o produce serpi o colubri.

Senatore del Regno d’Italia (nato a Moliterno il 1827 e morto a Roma il 1908)
Il paese fu in origine cenobio(comunità di monaci che seguono la stessa regola e sotto un monaco anziano cioè un Abate) dei Basiliani dai quali ebbe origine il nome della contrada di Santa Maria di Cirenofrio cioè Cir-Onofrio,forse Abate Onofrio.
Antico centro basiliano, appartenne alla Badia di Santa Maria di Cersosimo di cui seguì le sorti fino al secolo XII. Posseduto per breve tempo dal conte Bertaimo d’Andria, passò ai Conti di Chiaromonte e da questi, nel 1319, ai Sanseverino di Tricarico.
Assegnato a metà del secolo XIV ai Poderico, fu successivamente dei Pignatelli, dei Carafa(principi dal 1617) ed infine dei Donnaperna.
La parrocchiale conserva un trittico (Madonna col bambino) del secolo XIV; nella chiesa dei Francescani vi sono ricchi altari in marmo policromo.


Avv. Biagio Virgilio nato a Colobraro il 2-2-1885 da Leonardo ed Emilia Fanuele, nipote del poeta di Senise, Nicola Sole.
Morto a………… il…………
Con la legge fascista del 4 febbraio 1926 n° 237 parte delle leggi del periodo, venne istituito il podestà.
Dal 21 aprile del 1927 al 1945 gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale furono trasferite ad un podestà, nominato con Regio decreto per cinque anni e in ogni momento revocabile.

Ernesto De Martino


paesi della Lucania visitati da Ernesto De Martino evidenziati in rosso
Uomini famosi di Colobraro
Marsico Nicola, nacque in Colobraro.
Sacerdote.
Nel 1799 aderì al movimento repubblicano. Arrestato dopo la caduta della Repubblica Napoletana, uscì coll’indulto” e venne incluso nel Notamento fra i rei di stato
Latronico Giuseppe, Paolo nato in Colobraro.
Sacerdote
Nel 1799 aderì al movimento Repubblicano.
Arrestato dopo la caduta della Repubblica Napoletana, uscì con l’indulto “venne incluso nel Notamento dei rei di Stato”.
Bastanzio Vincenzo, nacque in Colobraro. “Galantuomo” residente a Tursi, aderì al movimento liberale e nell’ottobre del 1859 fu arrestato per “voci allarmanti dirette a spargere il malcontento contro il governo”.
Bastanzio Raffaele, nacque in Colobraro verso il 1730 da Gaetano, “Galantuomo”, milite della Guardia Nazionale del suo paese, il 18 agosto 1860 partecipò alla manifestazione popolare che, promossa da Filippo Modarelli, si proponeva di impedire che Colobraro aderisse alla insurrezione lucana.
Nel settembre del 1860, accusato di organizzare i contadini del suo paese contro il governo prodittatoriale, fu arrestato ed implicato in un processo per cospirazione. Scarcerato a seguito del provvedimento adottato nei suoi confronti il 15 novembre 1860, usufruì della amnistia del 17 febbraio 1861.
Vincenzo Gesualdi, di Pasquale nato a Colobraro nel 1848 accorse volontario in Lombardia e raggiunge Quarto presso Genova e diventa uno dei mille di Garibaldi per la spedizione in Sicilia. Successivamente si distinse nella repressione del brigantaggio
Gialdino Egidio, gemello di Emerenziana, nacque in Colobraro il 24.04.1820 fu Nicola morto il 28.11.1865, “Proprietario”, milite della guardia Nazionale, si oppose al movimento liberale e partecipò attivamente alla manifestazione promossa nel suo paese da Filippo Modarelli il 18 agosto del 1860. Successivamente, opponendosi alle aspirazioni contadine, accetto il programma del Governo Prodittatoriale Lucano e fece parte del partito armato che, al comando di Pasquale Tripani e di Vincenzo Modarelli, represse il moto legittimista scoppiato il 21 ottobre in Favale, l’attuale Valsinni
Rocco De Cimma, nacque in Colobraro verso il 1835 da Vincenzo. “Galantuomo”, nel 1860 accettò il programma del Comitato dell’Ordine e fu tra gli insorti del suo paese che il 18 agosto repressero la manifestazione popolare che, promossa da Filippo Modarelli, si proponeva di impedire l’adesione di Colobraro alla insurrezione lucana.
Gialdino Nicola, di Egidio nato a Colobraro il 16.06.1845, “Proprietario”, sposato con Gaudio Carmela, nata il 17.07.1852 e morta il 18.10.1929, mentre lui morì il1 3.06.1911. Partecipò attivamente ai fatti svoltisi nel suo paese arrestato dopo la caduta della Repubblica Napoletana, venne incluso nel Notamento dei Rei di Stato, uscì coll’indulto.
Capitolo Gennaro, nacque in Colobraro verso il 1762. “Proprietario”, partecipò attivamente ai fatti svolti nel suo paese nel 1799. Arrestato dopo la caduta della Repubblica Napoletana, “uscì coll’indulto e venne incluso nel Notamento dei Rei di Stato. Impiantò nel suo paese l’albero della libertà. Uscì coll’indulto.
Antonio Cosentino, nacque in Colobraro verso il 1831 da Vincenzo. “Massaro di campo”, nel 1860 aderì al movimento insurrezionale e, milite della Guardia Nazionale, partecipò con gli armati del suo paese, alla repressione del moto legittimista scoppiato in Favale, l’attuale Valsinni, il 21 ottobre 1860.
Filippo Cosentino, nacque in Colobraro. “Massaro di Campo”, aderì al movimento liberale ed accettò il programma del Comitato dell’Ordine. Componente il Comitato insurrezionale costituitosi nel suo paese, il 18 agosto 1860 fu tra gli insorti che repressero la manifestazione popolare che, promossa da Filippo Modarelli, capitano della Guardia Nazionale, si proponeva di impedire l’adesione di Colobraro alla insurrezione lucana.
Fortunato Vincenzo, nato in Colobraro verso il 1830 da Filippo. “Massaro di campo”, fece parte del reparto armato che, al comando di Pasquale Tripani e di Vincenzo Modarelli, accorse il 21 ottobre 1860 da Colobraro a Favale, l’attuale Valsinni, insorta il giorno precedente.
Gialdino Nicola, nacque in Colobraro nel 1764, a seguito della rivoluzione francese scopre la sua vocazione repubblicana ed impianta l’albero della libertà già nel 1799, precedendo di 61 anni l’evento dell’Unità d’Italia e dell’albero della Libertà di quell’anno. La sua fede politica fu continuata dal figlio Egidio e dal nipote Nicola che appunto nel 1860 impiantarono l’albero della libertà vicino la Croce di San Salvatore ancora oggi esistente a testimoniare l’esistenza della Chiesa di San Salvatore ove fu eretto l’attuale Convento dei Francescani
Capitolo Gennaro, nacque in Colobraro verso il 1818 da Nicola. “Galantuomo” aderì al movimento liberale ed accettò il programma del Comitato dell’Ordine. Già sindaco del suo paese, fu presidente del Comitato Insurrezionale costituitosi in Colobraro nel 1860 e si pose a capo degli insorti di quel centro abitato e quali, il 18 agosto, dovettero reprimere una manifestazione popolare che, promossa dal capitano di quella Guardia Nazionale, si proponeva di impedire l’adesione da parte di quella popolazione alla insurrezione lucana
Pasquale Ricciulli, nacque a Colobraro verso il… Sacerdote. Cantore e suonatore di Organo aderì al movimento liberale, venne incluso nel Notamento dei Rei di Stato.
“D. Pasquale Ricciulli allarmò il Popolo colla notizia che i Francesi avevano presa la Piazza di Napoli ed insinuò a piantarsi l’albero della libertà come avvenne. Uscì coll’indulto.
Filippo Modarelli, nacque in Colobraro nel 1810 da Vincenzo. “Galantuomo”. Nel 1850 venne incluso tra gli “attendibili” politici e sottoposto a “sorveglianza di polizia” per aver manifestato sentimenti liberali nel 1848. Nel 1860, capitano della Guardia Nazionale del suo paese, non approvò il programma del Comitato dell’Ordine e, avendo accettata la Costituzione rimessa in vigore da Francesco II, il 18 agosto promosse una manifestazione popolare diretta ad impedire che il suo paese aderisse alla insurrezione lucana.
Vincenzo Modarelli dottore in giurisprudenza, nacque in Colobraro nel 1833 da Filippo. “Galantuomo”. Nel 1860 aderì al movimento liberale. Tenente della Guardia Nazionale, accorse in Favale, l’attuale Valsinni, il 21 ottobre 1860 per reprimervi il moto legittimista.
Questi uomini seguiti dal popolo, innalzarono l’albero della libertà di fronte alla grande Croce posta della chiesa di San Salvatore oggi spostata sul muro di cinta della ex scuola Elementare, mentre prima era all’inizio del piazzale dell’attuale Convento Francescano.
L’albero era formato da un palchetto con al centro un palo ornato da una ghirlanda di fiori di ginestra sormontata da due Bandiere, quella di Colobraro Azzurra con i tre monti al centro e la Bandiera dell’Unità d’Italia
E’ stato uno dei Comuni della Lucania che a partire dal 1930 fino a luglio del 1943 insieme a
Comuni della provincia di Matera come Accettura,Aliano,Colobraro,Craco,Garaguso,Grassano,Montalbano Ionico,Montescaglioso,Pisticci,Pomarico,Rotondella,San Giorgio Lucano,Stigliano,Tursi per inviare confinati negli anni del fascismo.

A Colobraro fu confinato tra gli altri un insegnante milanese, Olinto Olivari, che ebbe l’idea di far sorgere nel paese un industria per la lavorazione della ginestra pianta diffusa lungo le pendici della alta collina detta Monte Calvario di metri 778 su cui sorge Colobraro.
L’idea venne tradotta sul piano concreto da due fratelli del posto Nicola e Giuseppe De Cimma.
All’inizio tutto procedeva bene, ma col passare del tempo sopraggiunsero difficoltà….varie e quella industria man mano col passare del tempo cesserà di esistere.
Un ebreo che era stato mandato al confino a Colobraro fu Emil Janucewskj insieme all’ingegner Vrbic, bravo pittore a cui il segretario del fascio Vincenzo Modarelli commissionò un quadro veduta del paese che probabilmente i familiari forse ancora oggi conservano.Chissa!?! Se si potesse vedere???
Un altro personaggio particolare che fu inviato al confino di Colobraro fu un parroco sardo di Oschiri,in provincia di Nuoro.
Si chiamava don Francesco Maria Giua ,sacerdote cattolico di 35 anni, reo di disfattismo che resta per tre mesi qui e poi passa alla colonia confinaria di Pisticci dove passa la maggior parte dell’anno cui era stato condannato e dove incontra un altro prete di Perugia don Nazareno Lombardi di 54 anni che per disfattismo passa qui quattro mesi
E non sarà il solo caso.
Viene inviato l’architetto Nicola Laudisa di 73 anni, pentecostale della chiesa evangelica che svolgeva attività contrarie al regime e la figlia Primomaggio Laudisa di 34 anni, contabile.
Un medico della provincia di Campobasso, condannato per pratiche abortive viene inviato a Colobraro per un anno e poi passerà a Nova Siri dove passerà un altro anno e poi prima di essere prosciolto passa gli ultimi giorni di carcere a Matera.
L’unico albergatore ufficiale di Colobraro era un certo Lorenzo Fortunato ,detto farasano ma successivamente altre famiglie si adattarono ad affittare delle stanze anche se non avevano bisogno effettivamente, ma solo su….benevala pressione delle autorità.

Nicola Pagliara architetto
Nicola Pagliara architetto nato a Roma l’8 settembre del 1933 ed è professore di Progettazione Architettonica presso la Università di Napoli.
Poesie in vernacolo colobrarese di Antonio De Pizzo
U r’cord’ du pais’ mii’

Pai’sell’ mei’,quann’ gg’ partut’
s’mbrav’ ca avìia ì ala guèrr’,
ca tu mèi ‘mbarete sol’ a zappè a tèrr’,
ma po ègg’ studièt’
e quand’ cos’ bèll’ ègg’ ‘mbarèt’.

Mo ch_ègg’ arr’vett’ ala p’nzion’,
tèngn’ d’s’dèr’ì’ d’ turnè sup’ a a ssu t’mbon’,
ch’ pais’ maraviglios’,
du mur’ da chiazz’ s’ vid’ tutt’ cos’,
quann’ affacc’ ala f’nèstr’ u matin’,
n’ god’ a b’llèzz’ du mònd’ Pullin’
e s’ m_affacc’ alu balcon’,
pozz’ amm’rè u Sanduar’ì da Madònn’ d_Anglon’.

Cèrt’ vot’ vulèra vulè cum’ a rònd’n’ a pr’mavèr’,
p’ v’dè fòsse’ e calangh’ ch’ìn d’ spìn’ e d’ m’ster’.

A nòtt’ a lun’ e l’ stèll’ t’ fan’ cumbagnìi’
ma ‘ndù sònn sènd’ na voc’ ca m’ dic’:
tòrn’ alu pais’ tuu’ and’ t_è fatt’ nasc’ Dìi’.

Quann’ m_assètt’ ndà chiazz’ angùna sèr’,
m’ van’n’ nu sacch’ d’ p’nzèr’,
pènz’ c_a c’ttà è chi’in’ d_’mbrògli’
e s’ nò stèi’ attend’ t’ scipp’n’ u pòrtafogli’,
e s’ t_affrònd’n’ mangh’ t’ salut’n’,
s’c’ pènz’ a c’ttà m’ fa pèn’,
sènd ca n’sciun’ s’ vo bènn’.

Appèna pòzz alu paìs’ c_èggia turnè
p’mm’ fè nu bagn’ d_am’cìzzì’ e d’ s’ngèr’tè.

A sutt’ u’ paìs’ c_èr’ na fundèn ca quann’
‘nghi’is’ a iasch’ e t_a v’vis’
t’ s’ndìs’ d’iess’ veramènd’ ‘n Baravis’.

A sèr’ a nòtt’ u paìs’ mèi’
d’vènd’ nu mèr’ d’ s’lènzì’,
a mmi m’ chiang’t’ u cor’
ca nun g’ su magh’ i g’n’ tor’.

S’ n_èn’ iut’ addù su tutt’ quand’ aguèl’,
allè c’ su chill’ ca nònn_avìn’ nènd’
e chill’ c_avìn’ nu sacch’ d’ palazz’,
quann’ u S’gnor’ mi chiam’t’
vòglì’ ì v’cin’ a mamma mèi’
ca m_è t’nut’ ‘m_brazz’,
quand’iar’ n’ n’ aggarbèt chilli mènn’
e ch’ sapor, bell’ c_avì quann’ facit’ u pèn’.

E’nn’ passèt’ tand_ann’ e cr’stièn’
cum’ a mamma mèi’ nun g’ su chiù;
r’pos’n’ tutt’ all_òmbr’di c’prèss’
ma tu paìs’ mei’ p’_mmì sì sèmb’ u stèss’.

Nel 1952 ,quandoFranco Pinna, saliva in macchina a Colobraro per alcune fotografie, fuse il motore e pensò al malocchio del paese……..

 

 

 

 

 

 

 

Nato nel 1925 a La Maddalena(SS) e morto a Roma nel 1977,fotografo che accompagnò Ernesto De Martino nel 1952 nella provincia di Matera e nel 1956 nella provincia di Potenza.
Uomo di sinistra (PCI) da cui esce nel 1956 per i fatti d’Ungheria.
Il Santo patrono del paese è San Nicola

 

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